Per molto tempo “andare per erbe” ha significato raccogliere piante che crescevano spontaneamente nei prati, nei boschi, lungo i fossati, entrando in contatto con una biodiversità selvatica che con l’arrivo dell’urbanizzazione e l’uso massivo di pesticidi si è ridotta, oltre a subire i danni provocati dall’inquinamento dell’aria e delle acque. Il foraging, però, è una pratica di approvvigionamento del cibo millenaria che da qualche anno è tornata in auge per diversi motivi, primi fra tutti la valorizzazione del territorio e il minor spreco alimentare, tanto che anche nelle città si sono organizzati movimenti di urban foraging per consumare in modo consapevole frutti e vegetali che crescono nei grandi centri abitati. In più, nelle cucine stellate (ma non solo) usare erbe, radici, bacche, cortecce, muschi e fiori è diventato piuttosto comune, a partire dallo chef René Redzepi, pioniere della New Nordic Cuisine, che ha messo al centro del piatto solo ingredienti iper locali, catturando la curiosità del grande pubblico, oltre a diventare un punto di riferimento per moltissimi giovani cuochi.
Le erbe spontanee da raccogliere in montagna: quali sono le principali e come usarle
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